Cari amici vinacciuoli, per la serie ABBINAMENTI IMPOSSIBILI, potete vedere nella foto la mia bellissima gatta Tschusina in meditazione, da vera intenditrice, di fronte ad un grande vino rosso italiano, il GATTINARA.
Le crocchette FUFI della Conad sembrano distrarla solo per un attimo, ma poi eccola che si sistema dietro il calice per annusare quei sentori che si aprono armoniosamente da questo splendido vino. Un vino prodotto con molta cura dei particolari e con molta calma, anche perché altrimenti la gattinara frettolosa farebbe mici ciechi.
Zona di produzione del Gattinara : le colline di origine morenica di Gattinara, provincia di Vercelli, Piemonte.
Gattinara è un vino piemontese, a bacca rossa, che ha ottenuto la DOC nel 1967. Il suo disciplinare di produzione prevede l’impiego di uve di Nebbiolo (qui viene chiamato Spanna) in uvaggio con Vespolina e/o Bonarda di Gattinara ( 90% di spanna + 10% degli altri due vitigni appena citati) . E’ divenuto DOCG nel 1990.
Il termine Spanna forse è usato perché questo biotipo di nebbiolo è una Spanna sopra rispetto agli altri Nebbioli che troviamo in Italia e Svizzera? Non proprio ad essere sinceri, ma abbiamo comunque di fronte un nebbiolo di altissimo pregio e di grande raffinatezza.
Il nome Gattinara potrebbe derivare da “Catuli Ara” ossia Ara di Catullo (e non Catullo che ara, non era un contadino,mi raccomando). Notiamo che come al solito sono stati i romani a diffondere le vigne anche in queste terre.
Andando poi avanti nel tempo scopriamo che il mitico Carlo Magno era un amante di quest’area geografica e dei prodotti enologici del tempo. Qui infatti Carlo Magno era conosciuto da tutti come Carlo Bevi Bevi o anche come Carlo Magna e Bevi.
Nel XVI sec. troviamo poi la figura cardine del Marchese di Gattinara, Mercurino Arborio (nome che ci rimembra il riso Arborio, altro vanto della zona di Vercelli). Costui fu Cancelliere del re di Spagna Carlo V. Per allisciarselo per benino, decise di regalargli del vino dei suoi possedimenti, riuscendo così ad ammorbidire il pur duro carattere autoritario del re, abitutato d’altronde ai ben più ruvidi tannini iberici del Tempranillo.
Il Gattinara è caratterizzato da quel suo tipico colore rosso granato tendente all’aranciato. Il sentore principale, come per tutti i nebbioli, è indubbiamente quello floreale di viole.
Invecchiamento : non deve essere inferiore ai tre anni (almeno un anno di botte di legno).
Per la tipologia di riserva invece : non deve essere inferiore ai quattro anni (almeno due anni di botte di legno)
Tanti sono i produttori di spicco del Gattinara, Torraccia del Piantavigna, Il Chiosso, Nervi, e tanti altri, uno meglio dell’altro.
I più noti sono sicuramente Antoniolo (il suo “Osso san grato” è al momento uno dei migliori vini rossi che ho avuto il piacere di degustare) e soprattutto Travaglini Giancarlo.
Nel 1958 il signor Giancarlo Travaglini intuì per primo le potenzialità della spanna. La leggenda narra che avesse da poco comprato una FIAT 600 e che l’inverno del 58 fu particolarmente freddo. In un giorno di dicembre dunque Travaglini si trovo’ con quella che sarebbe poi divenuta sua moglie, nella campagna vercellese; al culmine della passione l’auto si era tutta appannata. Giunto il momento di ritornare a casa, la futura moglie pronunciò quella parola magica che poi cambiò tutta l’enologia italiana : SPANNA ! Giancarlo, SPANNA !
Scherzi a parte, Travagllini introdusse la coltivazione della vite a guyot ed ideò quella bottiglia tipica, dal colore scuro, con una spalla più accentuata dell’altra, così ideata per poter meglio trattenere eventuali sedimenti naturali dei grandi vini.
Ho appena sentito dire che anche il famoso giocatore argentino dell’inter Mauro ICARDI ha deciso, come Buffon, di lanciarsi nell’esperienza di produttore di vino ed ha comprato una azienda agricola proprio nelle campagne di Vercelli di Gattinara. L’azienda produrrà duqnue il GATTI-Wanda-NARA
E’ giunta l’ora di appropinquarmi al letto. Dopo aver bevuto una bottiglia intera di Gattinara, camminerò gatton gattoni verso il letto insieme alla mia Tschusina.
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