CAVA CANEM

Sono tornato da poco da una meravigliosa vacanza a Barcellona.

Ho apprezzato in modo particolare sua maestà il cava, parente prossimo dello Champagne francese e del nostro Franciacorta (prodotti con il metodo classico, con la rifermentazione che avviene in bottiglia). Prodotto prevalentemente nella regione catalana del Penedes, tra le province di Barcellona e di Tarragona.

Le bollicine spagnole nascono in seguito al flagello della filossera in suolo francese. Questo terribile insetto non era riuscito a valicare i Pirenei; gli spagnoli ne approfittarono invadendo i mercati europei con il loro prodotto. Nel 1959 nasce la dicitura “cava”, che sta ad indicare lo spumante spagnolo invecchiato e conservato nella cava, in cantina.

Vorrei soffermarmi ora su alcuni errori che si fanno con il CAVA :

  • il cava-tappo non è la stessa cosa del tappo del cava; uno serve a stappare e l’altro a tappare;
  • il cava cecio non vuol dire che il cecio si trovi necessariamente sopra la bottiglia di cava;
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  • l’espressione latina “cava canem” non vuole dire che il cava veniva dato ai cani perché non ritenuto buono. Al contrario. Per di più è risaputo che i cani preferiscano piuttosto un bel can nonau o al limite un can aiolo (che non è il vitigno dove ci fanno i bisognini i cani). Pur vero che il sauvignon blanc evidenzi un chiaro sentore di pipì di gatto, ma non si può dire parimenti per il can aiolo, che sia impregnato di sentori di cacca di cani. Questo non è affatto vero. Prendereste una can tonata se pensaste questo;
  • non esiste una famigerata bottiglia di cava dal nome “L Donato”. E se esistesse non gli guarderei mai e poi mai in bocca.

Dopo tutte queste chicche sul cava, non venite e dirmi che con questo articolo il Sommelier vinaccia non cava un ragno dal buco!

Il cava, scherzi a parte, l’ho apprezzato persino nella versione blanca della sangria (qui nella foto accompagnate dalle patatas bravas, ossia le patate che hanno ispirato la canzone di Vasco Rojo, “Y bravas Julia”).

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In spagna Vasco Rossi diventa Vasco Rojo, al pari di tutti i cantanti inglesi che vengono spagnolizzati regolarmente, peggio di noi italiani.

Ad esempio, sono stato una sera a litigare con uno spagnolo in quanto non sapevo chi fossero gli Udos. Mi ha persino detto che ero un ignorante o un primitivo. Poi la mattina dopo ho realizzato che stava parlando degli U2 !

Ma che posso aspettarmi dagli spagnoli se il telefilm “Los vigilantes del la playa” altro non è che il nostro Baywatch.?!?

Vi lascio con l’ ultima chicca ispanica, una maglietta che poi mi sono comprato :

 

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YES TU CAN. Il mio motto, come il motto di voi lettori vinacciuoli :

se pensate di non farcela, diventate tucani e ce la farete, come diceva d’altronde anche il buon Obama.

 

 

 

 

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    stefano Written by: